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Le false sicurezze possono rovinarci la vita

Qual è l’unica vera fonte della vostra sicurezza?

Siamo circondati da un mondo che finge di essere sicuro, ordinato, autonomo mentre in ogni momento, basta che Madre Natura si squota un pochino e tutte le nostre false sicurezze spariscono in un baleno.

Eppure la realtà percepita dalla maggioranza degli occidentali è di assoluta sicurezza.

E solo dopo aver vissuto qualche disastro, la sensazione di essere a rischio ci mette per alcuni giorni una frenesia che di solito sediamo, comprando qualche nuovo accessorio che ci promette ulteriori false sicurezze.

Siamo talmente abituati a questo stile di vita che probabilmente neanche ci pensiamo che aver comperato il kit medico migliore sul mercato non serve assolutamente a nulla. Possiamo solo combinare disastri se proviamo ad usarlo se non ci siamo prima addestrati ad usarne il contenuto.

Come tutti avrete potuto constatare viviamo in modo abitudinario e a volte basta molto poco per metterci in crisi. Può bastare un black out, un guasto all’impianto di riscaldamento o dell’acquedotto. Ma allora qual’è il punto focale del problema?

Il nocciolo essenziale della questione è che noi basiamo le nostre vite su una comodità che deleghiamo ad altri.

Quanti di noi conoscono realmente il funzionamento della maggior parte degli accessori che riteniamo indispensabili per mantenere il nostro stile di vita?

Tutto ciò che non siamo in grado di riprodurre o di aggiustare è una falsa sicurezza, già diventando consapevoli di questo possiamo cominciare a cambiare le nostre vite.

Come?

Semplicemente scegliendo tra cosa possiamo fare a meno e cosa invece è essenziale e vale la pena di metterci a studiare, imparando pian piano a renderci autonomi.

Studiare costantemente per gioco, divertendoci e stimolandoci a vicenda, crescere insieme condividendo le reciproche informazioni e abilità questo è il nostro segreto.

E voi?
Quante volte vi siete trovati nella condizione di sentirvi tranquilli per poi vedere la falsa serenità scomparire per un “imprevisto”?

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