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La felicità è una chimera o un diritto dell’essere umano?

Stamattina mi è stato chiesto per l’ennesima volta perché la felicità è così sfuggente.

Sembra impossibile ma, a seguito della mia partecipazione alla Giornata Mondiale della Felicità al quartier generale dell’ONU a New York, sono ormai più di due anni che ciclicamente mi viene chiesto di parlare di questo argomento.

Oltre ad invitarvi a riascoltare gli spunti che ho dato in quel mio breve discorso, vediamo di sondare altri aspetti del vivere che allontanano il nostro essere felici.

Il primo punto sul quale metterei attenzione è che se non ci osserviamo, tendiamo a perdere il controllo. Vivendo in un mondo estremamente consumistico, vogliamo avere sempre cose nuove.

Possedere nuovi oggetti ci illude di essere felici, ma quella non è felicità!

È un momentaneo senso di appagamento che purtroppo andrà a rinforzare la gratificazione del nostro ego, e segnerà il nostro cammino verso la perdita della felicità.

Una volta abituati a delegare il nostro stare bene a cose che stanno fuori da noi, arriveremo a chiedere agli altri che ci diano il loro affetto e la loro comprensione. Arrivando fino a scomodare anche Dio affinché esaudisca i nostri desideri.

Sono convinto che anche voi, guardandovi intorno, vedrete molte persone illudersi che l’universo sia a loro completa disposizione. E quando ovviamente non succede vanno in crisi, si sento sole, incomprese, arrivando anche a sentirsi tradite, abbandonate da tutti, anche dalla divinità.

In quel momento una profonda tristezza scende a ricoprire tutto, allontanandole dal loro spirito, e l’ansia e la paura prendono possesso nella loro mente impedendogli di godersi la vita.

Condannandosi in questo modo a vite infelici, piene di insoddisfazioni. Sofferenze che si sarebbero potute risparmiare semplicemente conoscendo la basi di un vero cammino di crescita personale, e dell’equilibrio che da esse scaturisce.

Com’è possibile continuare a buttare via in questo modo la propria vita?

Come molti di voi sapranno, una delle basi del mio insegnamento è l’osservazione.
Imparare ad osservarci, oltre che riportarci nel qui ed ora, ci permetterà di analizzare il nostro modo di vivere.

Osservandoci riusciremo a notare come le nostre reazioni al mondo esterno ci muovano spesso contro le nostre reali intenzioni. Solo in quel momento, potremmo scegliere come vivere, quello che ci piace e quello che vorremmo cambiare di noi stessi.

Mi spiego meglio: come possiamo pensare di essere felici se non amiamo quello che stiamo facendo? se non ci divertiamo a farlo? se non “Siamo”, ma ci gratifichiamo esclusivamente con quello che possiamo acquistare?

Purtroppo una delle cose che manca di più nella formazione delle menti delle nuove generazioni è proprio l’insegnamento alla felicità.

Non dipende dal lavoro, dallo studio, dallo sport o da ogni altro stimolo la vita ci dia, la felicità dipende da come noi ci rapportiamo con il mondo e con le persone.

Essere felici è solo una nostra scelta e una nostra responsabilità.

Come facciamo dunque a cambiare questo modo di essere così distruttivo?

Come prima cosa dobbiamo renderci conto che viviamo quasi sempre in uno stato di sonno causato dalle nostre abitudini, dai nostri schemi, dalla comune tendenza alla comodità.

Dopo aver intuito il nostro stato di narcolessia, dobbiamo osservare le dinamiche che ci fanno muovere in direzioni diverse da quelle che vorremmo e solo come ultima cosa cominciare a modificare piccole cose.

Tutti noi tendenzialmente siamo proiettati verso grandi cambiamenti, ma un cammino di crescita vero è sempre basato sui piccoli gesti quotidiani.

Solo un insieme di cambiamenti stabilmente inseriti nel nostro quotidiano, ci daranno la forza di sostenere in futuro anche modifiche radicali nella nostra vita.

Rimaniamo svegli, Osserviamo, Scegliamo, Cambiamo, ed alla fine Creiamo un mondo nuovo che sarà sempre più somigliante al grande sogno che è dentro ognuno di noi.

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