Come posso accettare di aver sbagliato?
Sempre più spesso mi trovo a dovermi confrontare con persone che non riescono a perdonare se stessi per errori (anche banali) che inevitabilmente rovinano loro la vita.
Com’è possibile che la percezione della vita sia cambiata così tanto, che l’unico strumento che la vita ci dà per imparare sia diventato fonte di vergogna e depressione?
Cerchiamo di ritornare all’origine: sbagliare è la normalità, e nel processo di apprendimento l’errore è il nostro più grande alleato.
Qualsiasi maestro artigiano sa che per diventare tale ha dovuto passare attraverso migliaia di errori e correzioni.
Qualsiasi ricercatore scientifico sa che la maggior parte delle sue ricerche saranno finalizzate ad escludere possibilità. Giorno dopo giorno lavora per avvicinarsi a quell’unico obiettivo che, FORSE, sarà il compimento della sua carriera, e lo fa attraversando errore dopo errore.
Il vero problema è che da quando siamo nati ci hanno insegnato che sbagliare è sbagliato.
Tutto il sistema scolastico è basato sull’induzione e ripetizione, lasciando sempre meno spazio alla capacità di dedurre e quindi di sbagliare.
La capacità di evoluzione, di crescita, ma anche di sopravvivenza, è proprio legata alla nostra abilità ad imparare dai nostri errori; ma gli errori rendono problematica la produttività e la convivenza, quindi ci insegnano a demonizzarli.
Come pensate di riuscire ad imparare la meravigliosa arte di vivere?
Vivere è quell’arte dove, per quanti libri studiate e per quante scuole frequentiate, alla fine conta solo il vostro fare esperienza, si impara errore dopo errore!
Come possiamo dunque ritornare ad imparare a sbagliare?
Semplicemente dobbiamo portare l’attenzione a ciò che i nostri errori ci insegnano, in questo modo possiamo da subito dividere gli errori in due: gli errori per ignoranza e gli errori per distrazione.
Gli errori per ignoranza sono quelli che ci aiutano a comprendere, quelli che dovremo ringraziare ed accogliere. Gli errori per distrazione sono quelli che ci danno la misura del nostro esserci, e che dobbiamo cercare di ridurre al massimo.
Per capire quello che vi sto dicendo, pensate a quanti errori ripetiamo solo per distrazione: sappiamo che una cosa è sbagliata, magari ci siamo già detti che la prossima volta ci vogliamo comportare in modo diverso ma… al momento clou… l’abitudine ci porta a ripetere gli stessi schemi.
A questo punto non possiamo nemmeno continuare a chiamarli errori
L’errore effettivo è la non presenza di Sè.
Mentre, se al massimo della nostra presenza facciamo della scelte che alla fine si rivelano sbagliate, quello è il momento in cui dovremmo fare tesoro dell’esperienza e della comprensione ottenute, accettando le responsabilità che ne conseguono di buon grado, come fossero il prezzo per la nostra crescita.
E voi?
Quante volte vi siete trovati a condannarvi per degli errori commessi e a buttare via momenti preziosi della vostra vita, commiserandovi?
Aumentiamo la nostra presenza, accettiamo tutte le sfide che la vita ci offre, mirando ad imparare da ogni vittoria e da ogni sconfitta, godiamo del cammino più che della meta.